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Il metodo, i metodi

L’insegnamento è un progetto complesso, reale e organizzato di contenuti (i curricoli) e di metodi, di valori e di strategie, di visioni del mondo e di tecniche operative.

Se la metodologia può essere definita il discorso sul metodo, cioè l’analisi e la riflessione sull’efficacia e sulla qualità degli itinerari e dei percorsi didattici (essa si occupa di ricercare e studiare i metodi di insegnamento, di provarne la validità, di tradurli in modelli operativi atti a costruire, analizzare e migliorare l’azione formativa), allora, il metodo si connota come la procedura organizzata dall’insegnante, in percorso, in processo reale, al fine di ottenere risultati efficaci e attendibili nello studio per l’allievo e nell'azione didattica.

L’obiettivo di un metodo didattico è quello di creare i presupposti che permettano l'attivazione delle operazioni intellettuali necessarie all'assimilazione dei contenuti dell'apprendimento nella struttura conoscitiva dell'allievo e all’adattamento di nuovi contenuti a quelli preesistenti.

Il metodo riguarda il come insegnare ma il come, sottende inevitabilmente il che cosa si vuole insegnare, a chi si vuole insegnare e con che cosa si vuole insegnare.

La esplicitazione dei suddetti aspetti definisce le differenze che esistono tra i vari metodi. Tali differenziazioni sono caratterizzate da diverse:  ..........

 

  1. peculiarità concettuali: saperi, competenze, struttura epistemologica della disciplina.
  2. caratteristiche personali: cognitive, emotive, relazionali e individuali potenzialità di apprendimento degli allievi (modi e stili di apprendimento).
  3. tecnologie per la comunicazione didattica e per la costruzione dell’apprendimento .

Prima di pervenire alla classificazione dei metodi, riteniamo necessaria un’ulteriore  precisazione: il metodo si avvale di tecniche, ma non si identifica con le tecniche e al riguardo G. Mialaret  ci offre una precisa distinzione: “il metodo educativo è un insieme più o meno ben strutturato, più o meno coerente, di intenzioni e di realizzazioni orientate verso uno scopo esplicitamente o implicitamente enunciato. La tecnica è, invece, un insieme più o meno coerente di mezzi, di materiali, di procedure, che può avere una finalità in sé e che può essere al servizio di metodi pedagogici diversi”.

I metodi didattici, secondo Fiorino Tessaro, possono rientrare nella seguente classificazione:

- metodi espositvi

- metodi operativi

- metodi investigativi

- metodi euristico-partecipativi

- metodi individualizzati

- metodi nominali

 

I metodi espositivi.

Nel metodo espositivo  “l’insegnante, detentore del proprio modello espone la prima volta l’unità pedagogica agli allievi, favorendo la strutturazione del loro modello: esso è atteso identico a quello dell’insegnante. Il successivo momento di verifica confermerà o disconfermerà tale attesa. Nel primo caso, conferma, l’insegnante avrà il “consenso” per passare all’esposizione della successiva unità pedagogica B; nel secondo caso, disconferma, l’insegnante dovrà ricodificare l’esposizione dell’unità pedagogica A e sottoporre a verifica il proprio modello con quello degli allievi. Il ciclo potrà quindi itinerarsi attraverso esposizioni, più o meno ripetute (fenomeno della ridondanza) e verifiche della presenza o meno di scarti.”[1]

Sempre Fiorino Tessaro trova ulteriori sottoclassificazione al metodo espositivo:

  • Il metodo espositivo puro, che comporta la trasmissione unidirezionale dell'informazione: l’insegnante spiega e gli studenti ascoltano. Benché presupponga l’ascolto attivo da parte dell’allievo, il metodo espositivo puro si basa su una concezione sostanzialmente ricettiva dell'apprendimento.
  • Il metodo espositivo interrogativo, dove durante l'esposizione o alla fine di essa l’insegnante formula domande agli studenti. Lo scopo fondamentale dell’interrogazione è il feedback che verifica se il messaggio è stato compreso correttamente per, se necessario, modificarlo e riformularlo.
  • Il metodo espositivo partecipativo, nel quale durante la lezione gli studenti possono porre domande e intervenire secondo modalità negoziate: a periodi di ascolto (fase passiva) si alternano periodi di intervento (fase attiva). La partecipazione degli studenti si completa con esercizi applicativi o altre attività comuni.

Il metodo espositivo si svolge attraverso le tecniche della lezione.

 

I metodi operativi

I metodi operativi si propongono di mettere al centro del momento formativo coloro che apprendono, attraverso la loro diretta partecipazione all’azione, mettendo a disposizione strumenti per ottenere un costante feedback del livello raggiunto. Il presupposto concettuale che sta alla base dei metodi operativi è “learning by doing”, ossia l’imparare facendo. Tale presupposto fa assumere alla formazione un carattere meno secondario rispetto a quello scolastico tradizionale, poiché gli allievi sono partecipi nel loro momento formativo.

Nei metodi operativi l’apprendimento non avviene senza che il discente sia consapevole del processo formativo. Anche il ruolo del docente cambia. Egli può essere più o meno direttivo, ma il contenuto di discrezionalità del ruolo rimane sempre esposto alla possibilità di vincoli e limitazioni introdotti dal gruppo dei discenti. Il docente si connota come un facilitatore del processo formativo, che comporta una maggiore complessità delle competenze richieste al ruolo, che prevede la necessità di competenze emotive: l’empatia, l’ascolto, la gestione di rapporti interpersonali.

Il metodo operativo si svolge attraverso le tecniche del laboratorio.

 

I metodi investigativi

I metodi investigativi seguono il percorso della ricerca sperimentale che si articola in due fasi:

La fase induttiva che si divide in:

  • Individuazione e definizione del problema
  • osservazioni e misure, in questa fase si utilizza la strumentazione opportuna e si raccolgono i dati
  • analisi e selezione delle ipotesi
  • formulazione di ipotesi, si tenta cioè di spiegare il fenomeno mediante la “lettura” dei dati sperimentali.

La fase deduttiva che si distingue in:

  • selezione degli elementi rappresentativi
  • selezione delle fonti da cui rilevare dati e informazioni
  • registrazione ed elaborazione dei dati raccolti.
  • confronto e verifica dell’ipotesi: si sottopongono i dati ad una verifica rigorosa, si fanno delle controprove, ecc.
  • formulazione di una teoria, nel caso in cui l’ipotesi venga confermata.

Il metodo operativo si svolge attraverso le tecniche della ricerca sperimentale.

 

I metodi euristico-partecipativi

Nei metodi euristico-partecipativi non si fa distinzione tra il soggetto e l’oggetto del momento formativo. La valenza formativa si evidenzia nella cooperazione tra i diversi attori di un medesimo progetto che può avere come obiettivo la soluzione di un problema o il controllo di un cambiamento.

Gli elementi che caratterizzzano tali metodi sono:

  • identificazione dei problemi da risolvere
  • formulazione delle ipotesi di cambiamento e loro applicazione
  • valutazione dei cambiamenti intervenuti e dei metodi applicati
  • approfondimento e diffusione delle applicazioni con valutazione positiva.

Il metodo euristico-partecipativo si svolge attraverso le tecniche della ricerca-azione.

 

I metodi individualizzati

Nei metodi individualizzati l’organizzazione degli interventi didattici è centrata sulle diversità individuali e sui ritmi e sui tempi di apprendimento degli allievi. Sullo sviluppo sistematico di processi metacognitivi, decisionali e creativi.

L'individualizzazione si riferisce all'insieme delle strategie didattiche che intendono garantire agli studenti il raggiungimento degli stessi obiettivi di apprendimento, con ritmi differenti, in tempi diversi e modalità diverse rispetto agli stili cognitivi. L'insegnante gestisce e sceglie la migliore soluzione per chi apprende.

La personalizzazione intende valorizzare il potenziale cognitivo di chi apprende, la sua biografia, l'intelligenza, la sensibilità e le competenze (incluse quelle emotive) che caratterizzano ciascun individuo in quanto persona, al fine di raggiungere una forma di eccellenza cognitiva, sviluppando tutte le proprie attitudini, capacità e talenti. I risultati e gli obiettivi di apprendimento saranno quindi diversi per ciascuno studente, e non sarà possibile stabilirli dall'inizio dell'apprendimento. Non è tanto la tipologia di competenze da acquisire ad influire sui risultati, ma il diverso grado di abilità nell'utilizzo di queste stesse competenze. Chi apprende, guidato da chi insegna, è un co-designer attivo dell'esperienza e del percorso di apprendimento.[2]

Nel metodo individualizzato l’insegnante:

  • definisce le abilità concettuali e operative che gli studenti dovrebbero raggiungere al termine dell’intervento didattico;
  • stabilisce i livelli intermedi definendo gli obiettivi particolari in una successione di unità didattiche in grado di promuovere progressivamente le abilità finali;
  • elabora le prove in grado di verificare il raggiungimento degli obiettivi;
  • predispone le unità didattiche;
  • struttura le attività integrative e di recupero da proporre a quegli allievi che non avessero raggiunto ancora livelli intermedi di abilità;
  • controlla che gli allievi non affrontino l'unità successiva se non hanno conquistato il minimo indispensabile di dominio delle conoscenze e competenze previste.

Il metodo individualizzato si svolge attraverso le tecniche del mastery learning e della flipped classroom.

 

I metodi nominali

I  metodi nominali si riferiscono a specifici studiosi che li hanno proposti. I più conosciuti e diffusi sono il metodo Montessori, il metodo Steiner, il metodo Feuerstein, il metodo Agazzi, il metodo Pizzigoni, il metodo Freinet e molti altri ancora che hanno tutti avuto eco nel secolo scorso.

Il metodo ispirato al pensiero pedagogico di Maria Montessori, applicato in 22.000 scuole nel mondo e 150 in Italia, suggerisce la realizzazione di un ambiente preparato scientificamente per permettere lo sviluppo delle abilità cognitive, sociali e morali di ogni essere umano. “In un ambiente favorevole e accogliente si possono osservare con facilità le naturali manifestazioni della persona umana e scoprire che si può apprendere bene e con piacere senza ricorrere a premi e punizioni, elicitando l’interesse attraverso l’impiego di tecniche d’insegnamento rispettose dell’individualità di ognuno, e lasciando i bambini liberi di lavorare secondo i propri ritmi e i propri interessi su materiali che permettono a tutto il corpo di esercitare intelligenza e creatività, sviluppando così una personalità democratica e aperta al mondo.

Ogni materiale educativo presente nell’ambiente invita alla scoperta di una caratteristica del mondo e della natura, permette l’auto-correzione dell’errore, riunisce l’aspetto cognitivo e immateriale dell’apprendimento con quello fisico e materiale, favorisce la concentrazione, l’auto-disciplina e l’amore per il miracolo della vita”.[3]

 

Il metodo ideato da Rudolf Steiner a partire dal 1919 e adottato da 720 scuole in Europa si fonda sui seguenti primcipi:

  • antropologia evolutiva: il bambino, crescendo, imparerà a comprendere quale sarà il proprio ruolo nel mondo e nella società, senza imposizioni da parte dei genitori;
  • importanza delle materie artistiche: una pedagogia che dà molto spazio alle materie artistiche e artigianali;
  • amore per la natura: la pedagogia Waldorf insegna l’amore per la natura e il rispetto dell’ambiente.
  • intelligenza manuale: gli insegnamenti pratici della pedagogia Waldorf si collegano soprattutto allo svolgimento di attività manuali;
  • i bambini imparano per immagini: la fantasia del bambino viene coltivata tramite le immagini. L’insegnamento immaginativo stimola le capacità di rappresentazione. Le fiabe raccontate ai bambini vengono accompagnate da immagini legate al mondo della fantasia;
  • il ruolo delle fiabe: sottolinea l’importanza di raccontare ai bambini fiabe della tradizione popolare sia locale che del resto del mondo. Le fiabe danno conforto ai bambini e contribuiscono allo sviluppo della fantasia e alla comprensione delle emozioni;
  • le bambole Waldorf: le bambole Waldorf sono delle bambole morbide fatte a mano utilizzate per aiutare il bambino a sviluppare la fantasia;
  • emulazione e sperimentazione: i bambini imparano per emulazione, ad esempio imitando le attività in cui sono impegnati i genitori, e grazie alla sperimentazione, cioè mettendosi in gioco in prima persona in queste attività;
  • insegnanti come educatori: nelle scuole steineriane gli insegnanti sono dei veri e propri educatori, in particolare durante i primo otto anni di scuola, periodo in cui rimangono sempre responsabili della stessa classe.

I metodi nominali, richiedono un lungo training formativo e sono esclusivi, caratterindandosi per la loro compiutezza teorico-pratica.

di Patrizia Appari

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[1] U. Corino, L. Napoletano, La formazione orientata sul gruppo di lavoro. Istituzioni, pedagogia e dinamiche di gruppo: esperienze, Angeli, Milano, 1994, p. 65

[2]https://it.wikipedia.org/wiki/Apprendimento_personalizzato#Differenze_tra_individualizzazione_e_personalizzazione

[3] http://fondazionemontessori.it/1/it/il-metodo-montessori

 

 

 

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Capitolo N. 1 – Percezione, pensiero, linguaggio - Capitolo N. 2 – Sviluppo della dimensione linguistico-espressiva - Capitolo N. 3 – Sviluppo della dimensione espressivo-comunicativa Capitolo N. 4 – Sviluppo della dimensione storio-culturale - Capitolo N. 5 – Gli elementi della comunicazione visiva: strumenti e materiali                            

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