di Gabriele Boselli
Senso di una formazione-in-ricerca
In
questi giorni si parla molto di “ritorni”: il ritorno più importante
sarebbe –e molti insegnanti /Maestri lo sanno bene- il ritorno in
grande al libro, ai grandi libri, al coltivare quei saperi che aiutano
a conferire senso e vitalità all’agire quotidiano di chiunque lavori
nella scuola: letteratura generale, filosofia, pedagogia generale e
sociale (studio dei processi collettivi di interpretazione delle
problematiche ed elaborazione scientifica dei progetti), confronto con
storie intellettuali ed esperienze di valore. Occorre evitare che
l’uomo di scuola, seguendo, come pur deve fare, la contingenza e
l’emergenza, smarrisca le ragioni fondazionali, la ragion d’essere
essenziale del suo magistero (G.Gentile), si riduca a considerare
quella che occupa non una cattedra da cui insegnare e un banco ove
imparare, ma una sorta di scrivania piena di pratiche cui adempiere. I
poteri di questo mondo passano; che si propongano obiettivi di
legislatura o pretendano di durare mille anni, il Destino non si lascia
impressionare. Lo Stato, la scuola e la sua perenne missione restano.
I
dirigenti scolastici e tecnici e gli insegnanti devono –nel rispetto
della Legge- reciprocamente accompagnarsi nel qualificato lavoro
culturale, educativo, didattico, organizzativo e amministrativo da
svolgere, interpretando la cultura e la scienza e valorizzando gli
aspetti migliori della storia e dell’intenzionalità del territorio in
cui operano. Occorre evitare anche che genitori e alunni vengano
pensati come “clienti”, anziché come persone che portano con sè bisogni
cui corrispondere e capacità cui offrire campo.
La scuola
rappresenta un volto della cultura e si occupa primariamente di
istruzione ed educazione. Prima ancora che obiettivi, ha degli scenari
e un orizzonte di finalità. Chi la dirige o vi insegna sia soggetto
attivo di cultura, abbia senso dello Stato, sia capace di dialogo e di
autonomia nei confronti dei poteri locali, intraprenda iniziative,
costituisca punto di riferimento, si ponga vicino a tutte le persone,
le accompagni, le motivi. Sia uomo (o donna) che abbia qualcosa da dare
sul piano umano e da dire su quello culturale. Attento alla mutevole
progettualità ufficiale, s’interroghi su ciò che deve conservare e su
quel che di nuovo deve portare nel mondo (R.De Monticelli).
Permanente e primario: additare l’Intero
Nelle
scuole l’interdisciplinarità è spesso più dichiarata che praticata. Il
mondo tardomoderno è plurale ma uno deve essere lo sguardo che lo
coglie: lo sguardo degli interi (le persone) che si volgono all’Intero
tutto ciò che è) (Hegel, Gentile). Nella cultura e nella società
contemporanee e in quelle prossime venture l’Intero non è un monolite
omogeneo ma è un fluido; non è l’Unico ma riflette il tempo della
pluralità.
Occorre interrogarsi sulla cifra epistemologica generale
dell’epoca e cercar di essere maestri (al plurale) capaci di portare il
pensiero a comprendere lo spirito del mondo, guardare quel che di nuovo
sta maturando e immaginare l’oltre. Insegnare è soffrire per gli
apparati didattici del non-pensiero (TV, videogames e parte del sistema
informativo) ma anche aver la fortuna di spendere il più del tempo di
vita nell’essere parte del processo di generazione della cultura e
della scienza, contribuire all’evolversi della società, aprire spazi e
offrire metodi al conoscere dei giovani. Insegnare significa
confrontarsi attraverso i giovani con tutti i fenomeni della torsione
intellettuale e del disagio esistenziale di questa società d’inizio
millennio, ma anche essere illuminati dalla curiosità, dall’intuizione,
dalla fantasia, dall’impeto e dall’intelligenza delle nuove
generazioni. Tutti fattori di nuovo pensare.
Se i documenti
programmatici ministeriali passano, il tesoro, che abbiamo il compito
di custodire, di tremila anni di cultura dell’Occidente e delle persone
che abbiamo con noi resta e si incontrerà sempre di più negli anni a
venire con con altri tesori, in particolare con quelli della cultura
araba, cinese e indiana e le persone che vengono da quelle terre.
E’
tempo dunque per la scuola –luogo privilegiato del pensare disteso- di
interrogativi radicali. Vi è ancora un cielo, e quale, sopra di noi?
Scorre la storia, o il suo fluire è cessato? Le civiltà sono
inesorabilmente avviate al dialogo a al conflitto? O tutto è possibile
e niente è inesorabile? Possiamo accontentarci di saperi produttivi
unicamente di pensieri “utili” in quanto destoricizzati,
depersonalizzati, definalizzati, di competenze atte a far conseguire
gli obiettivi di un mondo trasformato in dominio? In cosa può
consistere, oggi, l’esercizio del pensiero?
La scuola negli
ultimi anni è cresciuta nel disincanto ma è ancora capace di tutelare
la meraviglia, la speranza, di nutrire la fiducia dei giovani nel loro
futuro.
Occorre coltivare speranze nella possibilità di restare (e
di educare a divenire) soggetti individuali e collettivi non rassegnati
ma viventi nella storia perenne dello spirito. Sarà allora (futuro
ottativo) pensiero che fluirà da una vita riappropriata e da una
cultura alta: pensiero non rassegnato al non-pensiero, critico e
creativo, sensato e sensante, non superficiale ma profondo, non
frenetico ma lento, non scenografico ma autentico, non monolitico ma
plurale, non descrittivo ma interpretativo, non solo universale ma
anche regionale, non dominato dalla necessità ma aperto sul possibile,
non deterministico ma indeterministico, non epistemico ma
epistemologico, non separante ma connettente, non sistemico ma
costellazionale.
Sarà vero che l’ipersistema della cultura
tardomoderna si va sfaldando e in quali forme un universo culturale
nuovo, un nuovo pensare e un nuovo insegnare vanno prendendo forma? La
scuola, l’università e le costellazioni della ricerca possono essere
nutrici o forse madri di imminenti macrofenomeni del pensiero?
In
questo domandare siamo confortati anche dalla prevedibile ripresa del
processo di rivoluzione scientifica sostanzialmente interrotto dopo il
primo trentennio del secolo scorso. E’ ormai, nelle scienze dello
spirito come nelle scienze del mondo fisico, il tempo di un ulteriore
assetto del pensiero.
Cosa cambia e cosa è destinato a permanere negli scenari del conoscere. Inter-rogazioni
---Pieghe
imprevedibili si formano per effetto di tensioni discontinue sul piano
evolutivo della cultura e con meccanismi d’onda ne aprono altre
sull’esistenza e sull’educazione dei soggetti. Quali spazi si aprono
per il pensare dei docenti, soggetti intellettualmente e
pedagogicamente motivati?
---L’ampia virtualizzazione del mondo
riduce la solidità delle “cose” artificiali e incrementa i “quanti di
forza” i vettori, i tensori che con ampie e non lineari escursioni di
potenza in modo poco prevedibile ridisegneranno il mondo. Quali effetti?
---La
probabile, imminente rivoluzione delle conoscenze. L’attualità portata
a evidenza dagli studi presenta lo stato brillante della ricerca
tecnologica, quello ingessato e sotto pressione della ricerca
scientifica, una certa depressione teleologica delle scienze dello
spirito. Tutte le scienze sono però percorse da tensioni, agitate al
loro interno da vettori di trasformazione intensi seppur disorganici,
grandi masse di conoscenza sempre meno si riconoscono nelle varie
legislazioni disciplinari.
Siamo dunque in stato pre-critico? Gli
statuti del conoscere si incrineranno al punto da non poter più
sostenere il peso del nuovo?
---Economia globale e tensioni
innescate La globalizzazione porta le nuove generazioni a una
precarietà del lavoro che si traduce anche in precarietà
dell’esistenza. Come ritrovare serenità all’elaborazione di progetti di
vita e di educazione?
---La grande Migrazione Sul pianeta si muovono
come mai prima masse migranti, erratiche. Vanno fuori dalle loro terre,
portando il loro dolore e il loro lavoro, le loro culture, aprendo
frattali in terre che vedranno mutare le loro radici, alter-are le loro
visioni del mondo e i loro assi trasformazionali. Cosa ci porterà la
grande Migrazione?
---Il Maestro Contro la
compartimentazione/frammentazione delle conoscenze costituite, ci sarà
sempre, in molti insegnanti, un Maestro capace di additare –non in
solitudine ma insieme a dei colleghi- la totalità del campo dei
fenomeni. Saprà efficacemente additare l’Intero, che non è il finito né
il completo? Contro la frammentazione delle conoscenze e del lavoro, la
scuola, l’università, le biblioteche, i musei sapranno creare le
condizioni di un conoscere che abbracci nella sua interezza il campo
del pensabile? Saprà additare, oltre il pre-pensato, l’impensato?
Continuare la tradizione e nel contempo schiudere i giovani
all’inconfigurato, al venturo?
---La trascendenza Sapremo volgere
l’attenzione alla sicura incombenza del mistero e alla sperabile
presenza del divino oltre il visibile, l’ascoltabile, il tangibile,
l’ordinariamente pensabile? Troveremo qualcuno che sappia far cenno,
anche se ha solo intravisto, affinchè altri veda un poco oltre. Non
solo Dio è nascosto e si può intravvedere per radi cenni (Heidegger),
ma qualsiasi cosa.
--Scuola di con-fine Ogni vera scuola è di
confine: con l’impensato, il trascendente, il futuro. Sapremo invitare
a far esodo dalle contingenze che non ci fanno vedere nulla che non sia
ideologia del Centro, che ci alienano gli spazi autenticamente vitali?
Come introdurre i bambini e i giovani a una vita propria illuminata da
un pensiero proprio?
Crisi e riapparizione del soggetto
Il
nostro Io non è più uno, ma una sedimentazione meticciata di pluralità.
L’universo -secondo il Ceruti del paragrafo delle Indicazioni che
tratta del “nuovo umanesimo”- non è più uni-verso ma pluriverso._
Sta
sgretolandosi un mondo; chi lo sostituisce e con che? Il post-moderno
spezza il primato del soggetto, apre a possibilità; non ci sono più le
vecchie categorie concettuali.
Pesa sulla scuola il cambiamento
del lavoro. Qual è il rapporto tra scuola e lavoro? Come stanno i
ragazzi che vivono in famiglie afflitte da precarietà del lavoro dei
genitori o con genitori che lavorano ma “spremuti” fino all’estremo? Ci
sono aspettative positive sul lavoro venturo dei giovani? La visione
emancipativa e universalistica della nostra scuola sta subendo forti
battute di arresto; è stata molto attiva alla fine degli anni sessanta
tant’è che ha allargato la base della mobilità sociale. Ora la scuola
fatica a restare efficace fattore di mobilità sociale.
La saggezza
delle scuole Niente ossessioni per la velocità e i risultati
mediaticamente ostensibili; essenziali sono i princìpi e va elogiata la
lentezza; la scuola, che in qualche modo è simile a un pachiderma, è
saggia, ha vita lunga (per ora, 3000 anni) poi che il suo incedere è
lento e, spesso, sa vedere lontano.
Conclusioni
Quali
indicazioni essenziali, dunque, per educare e istruire, si delineano
nello scenario della società e della cultura contemporanee? Su cosa
continuare a fare affidamento e quali altri riferimenti indicare a chi
accompagna coloro che sono agli inizi del cammino?
Permanenze
Resta -ci si augura- lo Stato, attuazione istituzionale della volontà
dei cittadini. Uno Stato che abbia una visione eticamente fondata della
sua funzione, che non sia asservito ad alcun’altra forma di potere.
Resta, pur oltraggiata, la Terra ovverò ciò di cui ciascuno di noi
primariamente è costituito; dobbiamo insegnare a conoscerla e amarla.
Resta il pensiero induttivo di pensare e di conoscere che si è
tesaurizzato in 3000 anni di storia dell’Occidente. Resta l’amore che
perennemente rinasce tra le donne e gli uomini di questo pianeta, amore
tra loro, per la cultura, per la Patria, per il pianeta e per le
stelle. Le scuole conservano questi tesori e li portano a frutto
donando nuove ragioni alla Speranza (Spe salvi, Benedicti XVI).
Mutamenti
Muta il tipo di affidamento che si fa sul patrimonio culturale e sul
suo futuro. Non statica roccia ma elementi dinamici che maturano nel
primario luogo di produzione del vero: l’interiorità della persona
(Agostino d’Ippona).
Mutano significato anche alcune delle parole
essenziali dell’orientarsi del soggetto nel mondo, di seguito esposte
in ordine alfabetico come riferimenti destinati ad assumere nuova
pregnanza: altro, conoscere, coscienza, desiderio, dialogo, disincanto,
epochè, evidenza, fondazione, frattale, giocare, incompletezza,
indecidibilità, Intero, intersoggettualità, intenzionalità, migrazione,
narrazione, non lineare, paradosso, persona, piega, relatività,
relazione, rete, nodo, rischio, rumore, senso, soggetto, sollevare,
slargare, sospetto, stati critici, Stato, tensione, tensori , vettori,
velocità-lentezza. vuoto. _
Su queste parole gli insegnanti/Maestri
della provincia di Forlì/Cesena –scuola di ottime tradizioni-
potrebbero lavorare; non per adattare la scuola al mondo presente,
destinato a non essere più quando i nostri alunni saranno adulti, ma
per costruire con fiducia quello venturo.
Ricordare
In momenti difficili come questi, occorre trovare forza nelle memorie dell’esperienza, nelle grandi tradizioni
delle scuole di Romagna, nel ricordo delle grandi figure di insegnanti e dirigenti che abbiamo conosciuto e ci
hanno dato coraggio. Un thesaurus meritorum cui attingere per conservare la nostra dignità e mantenere
l’autonomia che più conta, quella intellettuale, morale, pedagogica.
Immaginare
Ma la scuola non è solo memoria: sarebbe rapidamente cancellata. Deve liberare il futuro.
Ogni
insegnante o dirigente o ispettore, che sia anche un Maestro, è
anzitutto un maestro di libertà. Quando non si limita a produrre
competenze, quando il suo pensare non è schiacciato sulla contingenza è
anche la voce per cui il futuro si crea; forte dell’eredità dei
millenni, riesce a pensare (e additare) alla desiderabilità del domani;
insegna a guardare al futuro non con
timore ma con speranza.
Bibliografia
Agostino d’Ippona Confessioni (400 circa p.C.n) tr. Roberta De Monticelli, Milano, Garzanti, 1990
J.J. Rousseau Emilio (1762) La Scuola, Brescia,
G. Gentile (1913) Sommario di pedagogia come scienza filosofica Le lettere, Firenze, 2005
M. Heidegger Segnavia Adelphi, Milano 1985
P. Bertolini L'esistere pedagogico La Nuova Italia, Firenze, 1988
Roberta De Monticelli Ontologia del Nuovo, Bruno Mondadori ed., Milano 2008
Voce Conoscere in Per un lessico di pedagogia fenomenologica a cura di P. Bertolini, Erickson, Gardolo di Trento, 2006
G. Boselli Non pensiero e oltre. Scenari e volti per un’educazione al pensare venturo, Erickson, Gardolo di Trento, 2007
Le riviste elettroniche Encyclopaideia e Paedagogica
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