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Filosofia e Burnout degli insegnanti
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Come è noto, le professioni di aiuto sono tra i lavori più
usuranti, non tanto dal punto di vista fisico quanto sotto l’aspetto
psicologico. Insegnanti, educatori, animatori, operatori sociali, personale
sanitario spesso cadono nella sindrome del Burn-out
(BOS ovvero Burning-Out Syndrome):
perdita di interesse per il lavoro, caduta di motivazioni, senso di impotenza,
mancanza di prospettive per il futuro, a volte anche sintomi psicosomatici.
Lo studio “Getsemani” (1) partendo dall’analisi degli accertamenti sanitari per l’inabilità al lavoro,
svolta dai Collegi Medici della ASL Città di ha dimostrato che gli insegnanti
sono soggetti ad una frequenza di patologie psichiatriche pari a due volte
quella degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre
volte quella degli operatori.
Visione confermata dal successivo studio del
"Golgota", condotto da Lodolo d’Oria, sulla gestione del Disagio Mentale Professionale (DMP) degli
insegnanti da parte di 265 Dirigenti Scolastici (DS) del Nordest d'Italia.
Ecco alcuni risultati:
• più del 50% dei DS hanno incontrato uno o più casi di DMP
dei docenti nel corso della loro carriera di dirigenti (50% dei DS con
anzianità di servizio inferiore a 10 anni);
• l'80% dei DS ritengono di dover effettuare azione di
prevenzione del DMP ai sensi del D.Lgs. n. 626/1994 attraverso
informazione/formazione del corpo docente. (2)
Più recente ancora il dato che si evince dalla “Prima indagine sui comportamenti violenti a scuola” effettuata da Cittadinanza Attiva a seguito della Dir. Min del 5 febbraio 2007 “Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo” dalla quale si evince che l’11% degli insegnanti dichiara “di sentirsi emotivamente così sfinito dal proprio lavoro da provare stanchezza quando si alza la mattina e deve affrontare un’altra giornata lavorativa”. (3)
In tema di interventi formativi, Leite (4)
evidenziò una proporzionalità diretta tra l’incidenza del Burn-out e il tempo
intercorso dall’ultimo corso di aggiornamento professionale. Il che significa
che più si fa formazione meno si cade nella BOS.
Questo quadro sinteticamente esposto depone chiaramente a
favore di una iniziativa preventiva nella scuola.
L’elevato rischio insito nella professione docente,
evidenziato dai dati statistici ricordati, era presumibilmente presente al
Legislatore già ai tempi del Decreto Legislativo. n. 626/1994, che prevedeva
esplicitamente azioni di informazione e di formazione del corpo docente volte a
tutelare sia il diritto costituzionale alla salute di tutti i soggetti
coinvolti, sia l’efficienza e l’efficacia delle istituzioni scolastiche.
In particolare l’articolo
4 al punto 5 recitava: Il datore di lavoro adotta le misure
necessarie (...) per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ed in
particolare: (…) aggiorna le misure di prevenzione in relazione ai mutamenti
organizzativi e produttivi che hanno rilevanza ai fini della salute e della
sicurezza del lavoro, ovvero in relazione al grado di evoluzione della tecnica,
della prevenzione e della protezione.
Il successivo Testo
Unico sulla tutela della salute dei lavoratori, (D. Lgs. n. 81/08) all’art. 28 prevede che il datore
di lavoro prevenga e contrasti gli effetti dello stress-lavoro correlato. Nel caso delle istituzioni scolastiche è
previsto che il Dirigente Scolastico “effettui
la valutazione di tutti i rischi da stress
lavoro correlato, inclusi quelli connessi alle differenze di genere ed
età”. Ciò si aggiunge ai “doveri di adeguata formazione e informazione, in
orario di lavoro, sui rischi specifici cui il lavoratore è esposto in base
all’attività svolta”
Dunque il diritto alla salute comporta anche (in particolar
modo nelle helping professions) la prevenzione del disagio mentale. Ora,
è possibile intervenire prima che il disagio degeneri in patologia, di
pertinenza psichiatrica o psicoterapeutica?
Una innovativa risposta viene dal Philosophical Counseling (5), una
pratica iniziata da Gerd Achenbach in Germania nel 1981, diffusasi negli USA, in Canada, in Israele e
in molti altri paesi europei ed extraeuropei ed arrivata finalmente anche in
Italia, su cui ha richiamato l’attenzione un recente convegno (6). Essa
attinge al più che bimilleniario patrimonio di saggezza della filosofia ed utilizza
il pensiero riflessivo, critico e creativo sia in nel rapporto duale che in una
situazione di gruppo. (7)
In quest’articolo vorrei sinteticamente riferire di un’iniziativa
di formazione sperimentale, effettuata con successo (indice di gradimento
complessivo = 8,59 decimi) nell’Istituto
Comprensivo Statale “Dante Alighieri” di Sesto San Giovanni nell’a. s. 2007/08 (8).
Si tratta di un corso di Filosofia Preventiva del Burn-out , il primo in assoluto di cui
io sia a conoscenza in Italia, effettuato nella forma di Counseling Filosofico
di gruppo a circa 15 maestri della scuola dell’infanzia e della scuola
elementare. Il numero dei partecipanti è essenziale per il setting, perché
gruppi troppo numerosi impediscono la pratica del co-filosofare interattivo e rischiano
di ridurre il corso ad una serie di lezioni frontali tradizionali, cosa che
contrasta con lo stile maieutico del Philosophical Counseling. Il percorso si è sviluppato secondo un modulo di
cinque incontri di 2 ore, a cadenza settimanale.
Il presupposto di questa pratica filosofica è che ogni
persona ha in sé un poter-essere nascosto che da sola non riesce a percepire in
quanto si trova in un momento di disagio esistenziale che le preclude la
consapevolezza delle proprie potenzialità positive.
Il metodo utilizzato è stato quello del dialogo
socraticamente ispirato, condotto secondo le regole della comunicazione
biografico-solidale proposte da Romano Màdera (9), che
impediscono il prevaricare di un partecipante sull’altro o lo scadere della
discussione a dialettica sofistica. Al contrario il dialogo maieutico tende ad
esplicitare i presupposti impliciti che bloccano la visione della vita dei
partecipanti, a favorire l’utilizzo della ragione riflessiva per analizzare i
momenti problematici, ad utilizzare il pensiero creativo che prospetta nuovi
scenari possibili.
Mi sono ispirato anche alle pratiche biografiche descritte
da Duccio
Demetrio (10) proponendo brevi momenti di scrittura biografica di testi che parlavano della vita
professionale degli insegnanti, esaminata in termini di aspettative, problemi,
aspetti positivi, motivazioni all’insegnamento. Le narrazioni dei docenti hanno
permesso di esaminare sotto un diverso angolo prospettico l’esperienza
riferita, vedendola in una modalità emotivamente più distaccata, che favoriva
l’andar oltre (trascendere) il problema.
Precedevano gli incontri alcuni minuti dedicati ad esercizi
preliminari di concentrazione e meditazione, volti a creare uno stacco con la
faticosa giornata di insegnamento trascorsa e a fare esperienza di un’altra
dimensione del tempo.
Il conduttore non ha giocato il ruolo dell’esperto che
possiede la verità e la somministra ai discepoli, né del guru che ha raggiunto
la perfezione di vita; piuttosto ha esercitato
la funzione di un facilitatore di tipo maieutico, che dispone di strumenti filosofici di tipo
concettuale e metodologico per attivare le risorse interne di tutti e di
ciascuno, nella ricerca di ipotesi condivise di soluzione dei problemi.
Numerose le tematiche di interesse filosofico emerse, che
spaziano dai concetti di determinismo e complessità a quelli di naturale
e culturale, dai concetti di therapein e responsabilità
fino a finire con gli idòla del “buon
insegnante”, del “buon genitore”, del “bravo bambino” contestualizzati nella
Weltanschauung sottesa.
Qui vorrei solo riferire qualche valutazione, affidata alle
parole di alcuni maestri, al termine dell’esperienza di Counseling Filosofico
di gruppo:
“ho imparato a considerare altri
punti di vista”;
“il corso mi ha permesso di
acquistare più consapevolezza”;
“guardare le cose sotto angolature
nuove cambia la prospettiva e mi fa sentire meno condizionata”;
“mi porto via il piacere di interrogarmi e di
pormi domande”;
“ora apprezzo di più l’altro e me
stesso”;
“sono molto meno in Burn-out di
quanto pensavo di essere”.
A questa esperienza pilota hanno fatto seguito altre quattro
edizioni di primo livello del corso, proposto nella forma di aggiornamento
professionale ed una edizione di secondo livello, tenuta su richiesta degli
insegnanti che già avevano sperimentato la proposta formativa di primo livello,
sempre in scuole primarie della provincia di Milano.
Si prevede nell’anno scolastico 2010/2011 di portare nella
scuola secondaria di secondo grado un’analoga esperienza di Counseling Filosofico
di gruppo in funzione preventiva del Burn-out.
Mi pare, in conclusione, di poter affermare che un nuovo
filone si sia aperto nelle pratiche filosofiche: il filone della filosofia preventiva.
In fondo aveva ragione il vecchio Epicuro, quando scriveva: ”Vano è il discorso di quel filosofo che non
curi qualche male dell’animo umano” .
[1] Scaricabile all’indirizzo http://www.psicopolis.com/burnout/burnout.pdf
.
[3] Cittadinanza attiva, SCA 2008 p. 36
[5] Vedi, di Achenbach G. B. (1983) La consulenza filosofica Apogeo, Milano 2005.
[7] Per ulteriori dettagli rimando al mio sito www.counselingfilosofico.it.
[8] Il corso pilota di Filosofia Preventiva del Burn-out,
qui appena accennato, è presentato criticamente in: Molteni C. Filosofia preventiva. Il Philosophical
Counseling per la prevenzione del Burn-out negli insegnanti Isfipp, Torino
2009.
[9] Tratta da: Madera R., Tarca L.V., La filosofia come stile di vita Milano, Bruno Mondadori, Milano 2003.