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E’ tempo di rilanciare la formazione in servizio: nuove figure, nuove competenze, nuovi orientamenti

di Patrizia Appari

 

“La qualità dell’istruzione dipende dalla qualità degli insegnanti, dal cui sostegno dipende il successo di ogni riforma.” (Rapporto OCSE, 1998)

 

La progressione di carriera e il riconoscimento dei meriti non possono realizzarsi se non attraverso investimenti sulla formazione in servizio al fine di mettere in atto processi che  attivino il nesso esistente tra qualità degli insegnanti e innovazioni educative e didattiche.

Come poter disporre di insegnanti di qualità?

 

Apprendimento e cambiamento

 

La necessità di una formazione in servizio che sia per tutta la vita e che consenta alla scuola di tenere il passo con la società che cambia è messa in evidenza da passati e recenti documenti comunitari: dal "Libro Bianco" di Jacques Delors, (1993) sino ai giorni nostri (Studio TALIS -2008).

"Il cambiamento in formazione è un incontro felice tra due esperienze culturali: quella del formatore che tecnicamente predispone la struttura dinamica in cui qualche processo di cambiamento ci si augura abbia luogo e quella di chi è mosso da un atteggiamento desideroso di novità." (D. Demetrio, 1990).

Nella formazione degli adulti è necessario privilegiare l'uso del termine cambiamento rispetto a quello di apprendimento: non può esserci apprendimento se non sono osservabili i segni di un mutamento cognitivo, relazionale, affettivo, ecc. L’adulto, durante il processo di formazione, organizza il suo habitus cognitivo, che è definito da M. Lesne come "un insieme stabile e trasferibile di schemi cognitivi, percettivi, attivi".

L'habitus, quindi, è rappresentabile con un'idea di moto contrapposta ad una di stasi; ad esso si oppone il processo di formazione che ha come scopo quello di provocare cambiamenti e si distingue dalla semplice interazione.

Per M. Lesne la formazione può produrre risultati soltanto se si riproducono le condizioni che hanno costruito l'habitus, pertanto è indispensabile:

- analizzare le condizioni che hanno prodotto l'habitus, cioè ricercare i motivi pratici, materiali, simbolici che strutturano il modello cognitivo;

- analizzare la situazione in cui si svolgono le pratiche di riproduzione dell'habitus.

Secondo questi principi l’azione del formatore è finalizzata all'intervento sul luogo di produzione dell'habitus (condizioni di produzione, pratica dell'habitus, situazione).

Potremmo quindi definire l’azione del formatore come il rapporto tra conoscenze e pratiche didattiche, dove la relazione formativa si configura, nel contesto dei vincoli e delle risorse dei processi formativi, come una struttura di tipo relazionale/comunicativo.

Tale intervento non ci appare direttamente orientato a modificare sul campo i comportamenti professionali degli insegnanti, bensì come uno strumento per trasformare modalità di conoscenza e di relazione, rispetto a nuove esigenze culturali poste dai dettati normativi che sempre più richiedono di introdurre nella scuola pratiche formative avanzate.

 

Se la qualità della professione docente necessita di insegnanti professionisti:

- colti, che sappiano dominare i nuclei fondanti delle discipline (conoscenze dichiarative: quadri concettuali, connessioni, linguaggi; conoscenze procedurali, metodologiche immaginative e rappresentative);

- riflessivi, che sappiano ritornare periodicamente sulle esperienze quotidiane per cogliere relazioni, possibili rapporti, dinamiche profonde, conflitti, fantasie che animano gli studenti;

- creativi, in grado di combinare in modo originale le variabili delle situazioni educative, adattandole alle proprie strategie comunicative;

- tecnici,  che dimostrino padronanza delle strategie di trasmissione culturale, di informazione e comunicazione, di innovazione tecnologica, di sviluppo della relazione educativa.

Allora le azioni formative in servizio devono caratterizzarsi come processi in evoluzione che si proiettano e si realizzano nel tempo; devono svilupparsi attraverso progetti caratterizzati da continuità e sistematicità che permettano agli insegnanti di trasferire quanto appreso nella pratica educativa e didattica e di rendersi consapevoli delle proprie dissonanze cognitive.

 

La capacità di apprendere, la propensione ad essere impegnati in cicli di apprendimento permanente sono le condizioni per dare senso ad un sistema di formazione lungo tutta la carriera. L’idea di professionalità è quella che vuole insegnanti che siano professionisti della conoscenza in continuo apprendimento. Continuità ed organicità sono i fattori che rendono efficace la formazione proposta.

La riflessione sulla pratica è una delle dimensioni ineliminabili di ogni azione di formazione nel campo delle professioni dell’apprendimento. Riflettere sulla pratica significa potenziare il senso delle azioni, dare valore ai comportamenti della quotidianità attribuendo ad ognuno significati precisi.

La riflessività, intesa come capacità di riflettere continuamente sulla propria pratica professionale, viene considerata come il carattere distintivo dell’insegnante di qualità. La formazione, allora, rappresenta un’occasione per sollecitare gli insegnanti a riflettere su quello che fanno.

La ricerca-azione è considerata uno strumento molto valido per lo sviluppo professionale dei docenti. Gli insegnanti non sono solo consumatori di corsi, sono essi stessi risorse per comprendere e rinnovare l’insegnamento.

Il laboratorio costituisce una delle più efficaci modalità di ricerca didattica, rappresenta la condizione migliore per trasformare l’esperienza di classe in uno strumento privilegiato di apprendimento professionale. Questo comporta l’interazione e la comunicazione tra pari. Lo scambio e la condivisione di esperienze hanno un’efficacia maggiore della trasmissione dall’alto verso il basso. La diffusione di buone pratiche è la via migliore per lo sviluppo professionale dei docenti.

Le politiche scolastiche e, in particolare, le politiche intorno alla formazione in servizio dovranno tendere a favorire e sollecitare il protagonismo degli insegnanti.

 

Una nuova figura di formatore idonea alla complessità dei processi.

 

E’ tempo che le risorse impiegate in questi ultimi anni per interventi formativi rivolti a grandi quantità di insegnanti aspiranti formatori, poco selezionati e frettolosamente formati, per formare altri insegnanti, ogni volta su contenuti differenti e mai su questioni metodologiche, vengano destinate alla qualificazione di figure stabili e non occasionali.

E’ tempo che nelle scuole e per le scuole si propongano figure professionali destinate ad occuparsi di questi processi in modo continuativo e competente:  l’esperto per la formazione continua, un formatore dei formatori, un allenatore che aiuta il team a valutare le performances, migliorare i risultati, ottimizzare la comunicazione e creare condivisione.

 

Tale figura proviene dal sistema e nel sistema opera, ma è una figura che necessita di molteplici competenze pratiche acquisite sul campo e di altrettante conoscenze di carattere teorico necessariamente da acquisire in percorsi formativi di alta qualificazione.

La funzione di tale figura si definisce all'interno di una relazione di aiuto per permette una consapevolezza maggiore della problematica presa in considerazione, consentendo, così, una scelta più accurata delle successive attività da intraprendere: una pratica professionale formativa che risulta centrale nei processi di autopercezione, di autodeterminazione e autocontrollo.

 

E’ una figura (interna o esterna all’istituto) che si inserisce nei processi di formazione degli insegnanti per guidarli e gestirli, garantendo una presenza stabile, un punto di riferimento costante per i partecipanti a un percorso di formazione, con la funzione di facilitatore e mentore dei processi di apprendimento. Collabora con lo staff d'aggiornamento alla realizzazione del progetto di formazione. Tale collaborazione assicura una visione d'insieme dell'intero processo, aiuta le persone a dare il meglio per produrre risultati in modo veloce ed efficace, sostenendo le loro scelte e offrendo loro gli strumenti per ricercare in se stessi le risorse necessarie ad attuare precisi e mirati piani d’azione per il raggiungimento dei risultati.

La sua azione investe la relazione educativa e si basa su un'impostazione non direttiva.

Ha come obiettivo la consapevolezza dei processi decisionali attraverso l'esame e l'esplicitazione delle motivazioni che muovono le scelte personali degli individui in formazione.

In un sistema formativo complesso tale attività diventa un'operazione fondamentale per un orientamento alla formazione continua intesa come dimensione esistenziale garante di un apprendimento per tutta l'arco della vita.

 

I  compiti principali.

 

I compiti di questa figura nella progettazione e nella realizzazione di formative sono finalizzati alla attuazione di azioni che si sottraggono a una prospettiva esclusivamente formale e acquisiscano valenza formativa:

- individuare il bisogno di cambiamento/miglioramento;

- osservare e cogliere i dati disponibili;

- motivare a definire e a sentire come propri gli obiettivi di miglioramento personale;

- creare occasioni per allenare i singoli a impiegare le capacità desiderate;

- osservare i singoli in azione e dare loro feedback oggettivi;

- aiutare a superare i momenti problematici o di stallo.

Essa persegue i seguenti obiettivi:

a. ampliare il patrimonio conoscitivo dei colleghi anche attraverso il moni­toraggio e la metacognizione del sa­pere;

b. fornire e ampliare un saper fare rivolto alla soluzione dei problemi specifici di ogni contesto attraverso la cultura del progetto;

c. produrre cambiamenti nel saper essere orientati alle necessità relazionali di tipo collaborativo.

Si presenta come elemento integrato nel contesto formativo, rimane punto di riferimento stabile oltre la durata dell’attività formativa per verifiche ed approfondimenti. 

 

Le competenze necessarie.

 

Questa figura di formatore dei formatori deve possedere competenze relative ai processi di apprendimento degli adulti, di monitoraggio e valutazione di processi formativi, di gestione e di dinamiche dei gruppi. Gli è richiesta, inoltre, una preparazione culturale ampia e una preparazione specialistica relativa all'ambito formativo in cui vuole operare.

Deve infine possedere conoscenze approfondite delle tecniche di gestione d'aula e degli strumenti didattici principali della comunicazione interpersonale e digitale: i meccanismi delle relazioni interpersonali e delle dinamiche gruppali diventano oggetto di studio e di riflessione nel contesto educativo. In un processo di cambiamento tutti gli attori sono coinvolti, ognuno con i propri registri affettivi, emotivi, cognitivi. Feed-back e metacomunicazione sono strumenti e veicoli di ritorno sugli eventi della comunicazione per comprendere l'aspetto pragmatico e le possibili disfunzioni.

 

E’ certamente necessaria una preparazione universitaria nell'ambito delle scienze dell'educazione, associata ad una specializzazione post-laurea ed alla partecipazione a corsi di formazione per formatori. È inoltre essenziale il continuo aggiornamento e l'acquisizione di una solida esperienza professionale. E’ auspicabile la mobilità orizzontale che conduca questa figura professionale a ricoprire anche il ruolo di docente e di valutatore della formazione all’interno del sistema educativo nel quale è impegnata.

 

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