di Gabriele Boselli
Propongo
anche quest’anno, in qualità di dirigente tecnico per le province di
Forlì e Parma, alcune riflessioni e informali raccomandazioni relative
all’argomento, nella convinzione del valore dell’esame per la scuola e
per l’alunno, considerato quest’ultimo sia sotto il profilo
dell’istruzione (discipline) che sotto quello più ampio dell’
educazione (persona, vita di relazione, maturazione complessiva,
disposizione generale al conoscere).
Va innanzitutto ricordato un
principio: la valutazione, più ancora che riconoscimento
intersoggettivo del presente, è delineazione del futuro del ragazzo,
suggerimento di identità, costruzione della fiducia dell'alunno in se
stesso e dell'ulteriore sua apertura al conoscere.
La novità: generalizzazione della prova nazionale
La
prova nazionale curata dall’INVALSI rappresenta, insieme con i corsi di
recupero, la principale novità di quest’anno scolastico, almeno tra
quelle che arrivano ai destinatari finali della macchina
amministrativo-didattica del MPI, da qualche giorno ridenominato MIUR.
E’
una novità da affrontare tranquillamente, anche se si renderà
necessaria una particolare attenzione, sia per sfruttarne tutte le
possibilità, che per evitare alcuni rischi. Tra le prime, quello di
rappresentare un momento di “prova” comune a tutti gli alunni d’Italia,
evitando la totale autoreferenzialità valutativa delle scuole; tra i
secondi, la possibile sovra-considerazione dei suoi risultati in
funzione di una supposta “oggettività”. La sapienza tradizionale degli
insegnanti italiani saprà certamente far sì che questa sia una parte
diligentemente attuata e calibratamente costitutiva della valutazione
generale; nell’esame però giocheranno un ruolo essenziale aspetti che
strutturalmente non possono entrare in prove standardizzate, ovvero le
espressioni della capacità di sintesi (superamento e riorganizzazione
logica degli opposti) e del pensiero critico e creativo.
Occorre poi
tener conto del carattere ancora sperimentale della prova e soprattutto
del fatto che la determinazione del suo valore nell’economia
complessiva della valutazione è lasciato all’autonoma valutazione delle
commissioni, entro le linee generali deliberate dal collegio dei
docenti.
Consigli generali
Si curi che le procedure e le indicazioni pedagogiche previste dalla normativa siano rispettate; in particolare:
- regolare svolgimento delle riunioni preliminari
- considerazione del POF d’istituto come scenario teleologico locale
- motivare i criteri di valutazione sia per gli scritti che per il colloquio
Inoltre
-
Mantenere coerenza tra il percorso scolastico svolto e l’impostazione
dell’esame. Questo non significa completa sovrapponibilità tra l’esame
come è stato preparato e l’esame come si svolge, che nella sua libera e
interrelata colloquialità può ben toccare in termini generali anche
altri argomenti, non tanto per verificare il possesso di contenuti
quanto per indagare la disposizione generale al conoscere, vedere se
ilo ragazzo si è "messo in moto" verso il sapere.
- Impostare il
colloquio come un vero inter-rogare, un chiedersi-tra in cui ci si
attende di migliorare la conoscenza reciproca e anche di apprendere
qualcosa. Chi attende nulla, nulla ottiene. Capita qualche volta che
nel giorno dell’esame si scoprano aspetti del ragazzo che
nell’ordinaria vita scolastica erano sfuggiti.
- Focalizzare le
inter-rogazioni, come le prove scritte, sugli aspetti davvero
essenziali dell’istruzione: si cercherà soprattutto di capire se il
ragazzo abbia appreso l’amore per la lettura e il gusto della
scrittura, oltre che le conoscenze generative del pensiero
logico-matematico e scientifico.
- Adoperarsi affinché gli alunni
possano congedarsi con una buona memoria dei loro insegnanti, con
ricordi significativi, orientanti, rassicuranti intorno all’avvenire.
“Peso” valutativo dell’esame
La
valutazione è costituita dal percorso scolastico triennale e dalla
valutazione emergente dalle prove d’esame. L’esito delle prove integra
l’andamento complessivo del triennio e in particolare dell’ultimo anno.
Prove scritte
- Si raccomanda la collegialità nella correzione delle prove
-
Cercare ovunque di assecondare le differenti e diverse possibilità dei
ragazzi partendo da impegni accessibili a tutti con prove “flessibili”
ovvero congegnate in modo tale che almeno una parte possa essere
assolta da tutti. Per gli alunni stranieri è ammessa, ove necessaria e
possibile, la presenza di un traduttore (ma non le prove
differenziate).
- Privilegiare tra i criteri d’esame, e non solo
nella prova di lingua italiana, l’articolazione del discorso, la
ricchezza e la proprietà del linguaggio, la capacità di connettere
discorsi ed esperienze, sia didattiche che ordinarie.
-
Concentrare gli sforzi sulla lingua italiana, materia in cui tutti gli
insegnanti, indipendentemente dalla disciplina affidata, devono
sentirsi primariamente impegnati.
Bocciature
La bocciatura può in linea teorica avvenire se rispondente ai seguenti criteri e comunque in casi del tutto eccezionali:
-gravi insufficienze in quasi tutte le discipline,
-non rispondenza alle azioni di recupero messe in atto dalla scuola per chiaro disinteresse del soggetto,
-comportamenti inadeguati persistenti nel tempo, e mancanza anche in sede di esame di segni di svolta
-la
decisione va assunta a maggioranza dalla sottocommissione tenendo
altresì conto della valutazione espressa dagli insegnanti e dei giudizi
definiti dal consiglio di classe
Alunni diversamente abili
-
Prestare attenzione ai soggetti in situazione di handicap sia nelle
prove previste per la classe (augurabilmente la quasi totalità), sia,
eccezionalmente, nelle prove differenziate e finalizzate al rilascio
dell’attestato di credito formativo (OM 90 del 2001).
- Nelle
prove scritte e nel colloquio si cercherà anche di mettere in rilievo
le diverse abilità di cui spesso questi soggetti sono detentori e che
le didattiche troppo centrate sugli obiettivi della programmazione non
di rado portano a trascurare.
- Anche l’esame costituisce un
momento di orientamento e di consolidamento (e/o miglior taratura)
dell’autostima del ragazzo e delle sue capacità di affrontare in
relativa autonomia il futuro.
Conclusione
L’esame
di stato non ha come oggetto di ricerca solo l’alunno ma anche la
scuola nella sua capacità/incapacità di comunicare cultura e di
proporre educazione. Può rappresentare un importante momento di
valutazione/autovalutazione della scuola, un motivo in più per credere
nel suo valore e nell’importanza della sua missione.
L’esame
costituisce dunque un momento di crescita dell’autoconsiderazione dei
docenti come persone incaricate di una missione importante per altre
persone e per la società. Un evento in cui gli insegnanti si possono
sentire valorizzati anche da un Presidente “terzo”, in quanto non è il
loro dirigente abituale. Il Presidente sappia dunque essere ospite
garbatamente "indiscreto", capace di vedere i limiti e valorizzare i
pregi del lavoro che i docenti hanno svolto nel triennio; sappia
tramettere ai docenti elementi di autocritica come di orgoglio per la
qualità non tanto dei risultati (dovuti in gran parte a una
molteplicità di fattori esterni) quanto per la qualità dello studio e
dell'impegno.
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